Doccia.
Crash. L'orologio che andava da sette anni è volato.
Il vetro zaffiro che aveva resistito a mare, scogli, vita e noncuranze varie, ha ceduto a un solo e unico lancio di mio figlio di 5 anni.
Dice che voleva metterlo sul divano. Alla russa: lancio dietro le spalle e via.
Divano mancato.
E, complice la stessa trascurata vita, non ne ho sentito un particolare dolore.
Le cose restano cose ormai. I quattro decenni passati serviranno pure a qualcosa...
E mi è sembrato un bel pretesto per qualche nuova foto.
Quelle sono in basso, per i miei due lettori.
Penso a quando sarebbe stato bello fermare il tempo. Anche con un colpo di martello.
Dalle scene dei tg di questi giorni, con un dittatore che non è più per mano di chi si è fatto come lui, a certe persone incontrate nella vita. Che hanno scelto di considerare la loro poca cosa, un istante e via.
Penso soprattutto a queste. Non per egocentrismo ma per impotenza. E a quante volte il vivere presenta il conto e costa esattamente la dignità.
E avrei voluto rompere l' orologio l'istante prima. Con i pezzetti di vetro che si incastrano tra le lancette; fermato il tempo: Non serve che paghi.
Troverò quell'orologio.
Al prossimo post!
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